Ok, che non ci siano più le mezze stagioni mi sembra ormai chiaro.
Dieci giorni fa era ancora estate piena, ora si va di maglioni di lana e ipotermia.
Almeno è la situazione perfetta per parlarvi del mio ultimo viaggio tutto italiano, al Roccafiore Wine Resort & Spa, vicino a Todi, in Umbria.
Io ci sono stata con trenta gradi all’ombra, in un metà settembre che assomigliava quasi più a un inizio luglio afoso, ma ho il vago sentore che, tra degustazioni di vino, buona cucina e spa, potrebbe essere una soluzione niente niente male per quei weekend e gite fuori porta autunnali (soprattutto se partite da Firenze o, ancor meglio, Roma) che ormai sono dietro l’angolo.
Ve lo racconto meglio qui sotto.
Parto subito con il descrivervi il Resort.
Perché Roccafiore è davvero un piccolo (anzi, nemmeno tanto piccolo) angolo di paradiso, immerso nel verde e nel silenzio più assoluto della campagna umbra.
La struttura residenziale si compone di tre edifici: l’antica casa in pietra del contadino, dove si è accolti in maniera familiare e informale senza la freddezza di una reception anonima, la signorile casa padronale, che ospita le sale interne del ristorante e, a collegare i due spazi, una struttura in netto distacco. Qui a farla da padrone sono opere d’arte moderna, grande passione del proprietario, e ambienti interni di design, dove è possibile trovare il proprio angolo tranquillo, per leggere o tenere meeting, anche nei mesi più freddi.
Anche le camere (undici stanze e due suite) hanno stili diversi, rispecchiando le tre anime della struttura.
La curiosità in più: ognuna ha un nome che richiama il mondo delle auto, altra grande passione del proprietario. A noi è capitata la Bugatti, voi di quale scuderia sarete?
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Altro pilastro di Roccafiore è certamente la cucina del Ristorante Fiorfiore. Dalle colazioni che definire abbondanti sarebbe limitativo (in versione Covid si sceglie la sera prima di cosa farsi imbandire la tavola, e poi non resta che ammirare, fotografare – ovvio- e assaggiare tutto, con un enorme sorriso stampato in faccia) a pranzi e cene a base di piatti della cucina regionale abbinati a ricette più moderne.
Il menù è molto vario, e cambia spesso, per adattarsi alle stagioni e ai prodotti disponibili in quel momento: difficile che venga voglia di sperimentare poi altri ristoranti nei dintorni, anche se si resta più di un giorno come è successo nel mio caso (e sapete quanto di solito io sia invece curiosa di provare il più possibile nuovi locali). Anzi, molto spesso il ristorante si riempie anche di ospiti esterni, ormai affezionati alle ricette dello chef. Avete un amico con un casale nei dintorni? Ecco, nulla vieta di prenotare una cena e basta da Fiorfiore e magari assaggiare i tortelli di piccione, il filetto al tartufo, o qualunque altra deliziosa proposta di stagione presente in menù in quel momento.
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Protagonista indiscusso di Roccafiore, però, è sicuramente il vino.
Dalla prima vendemmia del 2015, la cantina produce tantissime varietà diverse, dal grechetto al sangiovese, dal montepulciano al sagrantino. Perfino il passito, talmente buono da rendere impensabile poi non tornare a casa con almeno una bottiglia, e la speranza di addolcire i dopocena infrasettimanali davanti a Netflix una volta rientrati in città.
D’altra parte siamo in un Wine Resort, con 15 ettari e mezzo di vigneti, impossibile farsi mancare l’esperienza di una visita guidata con degustazione finale.
Si passeggia in cantina imparando le varie fasi che, seguendo gli insegnamenti degli etruschi, dalla raccolta manuale passano per la fermentazione e l’affinamento, fino all’imbottigliamento e all’etichettatura finale. Ogni anno vengono prodotte circa centomila bottiglie, di cui il 50% viene esportato all’estero, principalmente verso Giappone, Taiwan, Canada, Svizzera, Germania e Belgio (visto come sono stata attenta?).
Esperti enologi raccontano poi come alla base di tutta la filosofia di Roccafiore ci sia la sostenibilità a 360 gradi (e tutte le bottiglie meritano il label umbro, riconosciuto a livello internazionale, Green Health Quality) e svelano interessanti aneddoti sui vigneti (ad esempio, lo sapevate che all’inizio e alla fine di ogni filare sono piantate delle rose perché, essendo un fiore molto sensibile, permettono di individuare fin da subito se un parassita attacca la vigna?) e sulla storia stessa della cantina.
Il luogo in cui ci si trova è infatti un edificio decisamente moderno, perfettamente integrato al paesaggio circostante, ma concepito come puro oggetto di design. Perfetto, oltre che per ospitare i wine-tasting nei mesi invernali, anche per organizzare eventi, meeting e mostre.
Chicca finale: A testimoniare il forte legame tra la famiglia e il mondo dell’arte, nella sala degustazioni interna sono ospitate anche opere uniche, nate da cassette di vino reinterpretate da giovani artisti umbri e inizialmente esposte in una mostra itinerante a Perugia. Decisamente meritevoli di cinque minuti di attenzione in più, anche dopo qualche bicchiere di troppo.
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La location spettacolare di Roccafiore si presta però anche a molte altre attività. In primis, il pic-nic in vigna, con insalatina di farro, panini gourmet e biscottini appena sfornati dallo chef di Fiorfiore, accompagnati, ovviamente, da un buon calice di vino (anzi, facciamo pure più di uno). E poi, per smaltire un po’ delle calorie inevitabilmente accumulate tra un assaggio e l’altro, niente di meglio di qualche ora di tour nei dintorni in sella a e-bike di ultima generazione (perché una volta che scopri la versione Turbo in salita poi diventa assolutamente impensabile tornare indietro alle vecchie marce e polpacci gonfi a fine giornata, sappiatelo). C’è il rischio di perdersi, sì, ma forse è proprio questo l’aspetto più bello. Ci si ritrova in angoli inesplorati, si scoprono nuovi casolari. E le photo opportunities si moltiplicano, nemmeno da dire. 😉
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Quindi, ricapitolando, un po’ buon cibo e ottimo vino, un po’ sport in mezzo alla natura. Manca solo il relax, corretto?
Ecco, pper questo non c’è assolutamente problema. Mentre in estate, infatti, la piscina è un’ottima soluzione per riposarsi qualche ora sotto il sole o all’ombra di grandi alberi, per tutto l’anno, autunno e inverno in primis, la Spa Athena offre tutto il necessario per rilassarsi e staccare la spina dallo stress quotidiano.
Una piscina coperta con arredi design che la rendono fin da subito indimenticabile, l’area relax con tisane, lettini e luci soffuse, una mini palestra dove allenarsi anche in caso di diluvio universale. E un’infinita varietà di trattamenti con prodotti Comfort Zone (un brand italiano, silicon free e bio-certificato, che sto apprezzando sempre di più ultimamente, nei resort e spa dove lo trovo. Voi lo conoscevate già?).
Io nello specifico ho provato uno scrub corpo su bancone hamman con sale rosa himalayano e olio Body Strategist drenante e tonificante agli olii essenziali agrumati e, a seguire, un massaggio con ancora l’olio Body Strategist per il corpo e sul viso la crema Sacred Nature per pelli sensibili. E per più di un’ora sono riuscita a svuotare totalmente la mente da qualsiasi pensiero (e di pensieri e idee che mi frullano per la testa ce ne sono eccome ultimamente, lo devo ammettere). Grazie Athena Spa, grazie Comfort Zone, ma soprattutto grazie Tiziana, autrice davvero di uno dei migliori massaggi mai fatti in vita mia. #notsponsored 🙂
Nota finale in più: è possibile anche l’ingresso alla Spa giornaliero, senza essere ospiti dell’Hotel. Sia mai che una semplice gita fuori porta di una giornata, con wine tasting, cucina regionale e pomeriggio a base di tisane digestive e massaggi, sia più nelle vostre corde.
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E quando ci si stanca di ammirare 90 ettari di verde (oltre ai vigneti, ci sono i campi coltivati con ogni tipo di frutta e verdura e anche il recinto di maialini cinta senese: la cucina di Fiorfiore più che a km zero, si potrebbe definire davvero a metro zero) o rilassarsi tra piscina e spa?
Niente paura, Todi è a soli 10 minuti d’auto da Roccafiore e una passeggiata per il suo centro storico è sempre una buona idea (unico dettaglio di cui tener conto: la collina è davvero una collina e le stradine sono TUTTE molto in salita; i vostri glutei in ogni caso ve ne saranno grati, non dubitate).
E con un’ora di guida si arriva anche a Orvieto, con il suo Duomo che mi ha lasciato senza fiato (le foto rendono solo in parte) e il Bistro Il Malandrino, dove penso di aver mangiato una delle tartare di manzo più buone di sempre.
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Questo per menzionare solo le tappe di quest’ultimo giro. Poi si può sempre ampliare l’Umbria roatrip seguendo i suggerimenti che vi avevo dato in un articolo di qualche anno fa, ma ancora di estrema attualità. Effettivamente il mio amore per l’Umbria dura da un bel po’, ci sarà un perché.
Ultima informazione, che vi ho tenuto in serbo per il gran finale, se proprio non vi fosse ancora venuta voglia di scapparvene in Umbria per un weekend di coppia o tra amici: a Roccafiore è possibile prenotare anche il Wine Chalet, distaccato dalla struttura principale, dove silenzio e wifi diventano i migliori amici per soggiorni infrasettimanali in smart working. Direi molto, ma molto meglio di uno spazio di co-working in centro città, almeno per qualche giorno di concentrazione totale. Se non altro, dove lo trovate un altro tramonto così alla fine di una giornata infinita di email, call e zoom meeting? 🙂