C’è poco da fare: essendo nata e cresciuta a Padova (nonostante una certa tendenza a rinnegare le mie origini venete e spacciarmi per milanese doc), Venezia per me è quasi una seconda casa.
Ci sarò stata talmente tante volte da non poterle assolutamente ricordare tutte. Eppure, ogni volta, questa città continua a lasciarmi senza fiato. E lasciamo stare l’onda di turisti che ogni giorno invade le calli e tra cui ti devi destreggiare combattendo contro ripetuti attacchi di agorafobia, lasciamo stare anche il sali e scendi obbligato da decine di ponti che a fine giornata hai sudato come dopo una lezione di cross-fit e ti sono venuti i polpacci di Totti; perché poi ad un tratto ti perdi (sì, ti perdi sempre, c’è poco da fare, grazie a dio esiste Google Maps) e scopri nuovi angoli, nuovi scorci, nuovi locali che te la fanno amare. Con il sole estivo, ma anche con il grigiore autunnale (ecco, la pioggia e l’acqua alta anche no, però, grazie) , di giorno ma soprattutto di notte, quando la fiumana di turisti crolla a letto vestita e tu ti puoi aggirare in un città quasi deserta.
Tutto questo per dire che sono tante le occasioni, tanti i momenti della giornata in cui mi sono trovata seduta nel locale di cui volevo parlare già da un po’: il ristorante della Pensione Wildner.
Perché mi piace al punto di tornarci (quasi) ogni volta che metto piede in Laguna (contrariamente alla mia preferenza per la scoperta di nuovi locali)?
– perché gode di un’impareggiabile vista su Riva degli Schiavoni e l’isola di San Giorgio sullo sfondo;
– perché la sua veranda è un angolo di insperata quiete a solo due passi da San Marco e migliaia di turisti;
– perché la cucina non delude mai, dai piatti tipici della tradizione veneziana al pesce freschissimo (non si può non ordinare un’antipasto caldo di mare per iniziare) e ai dolci;
– perché il proprietario ti fa sempre sentire come se fossi a casa (o forse siamo noi ad essere talmente simpatiche da essere riuscite perfino a farci riaprire la cucina a mezzanotte durante la nostra ultima serata al Festival del Cinema di Venezia!)
– perché è perfetto per tutte le occasioni: una sosta rifocillante in una giornata culturale (è indiscusso, anche se ci sei cresciuto, a Venezia c’è sempre qualcosa di nuovo da vedere, tra Biennale, installazioni e mostre d’arte e fotografia), la meta di una passeggiata in una tranquilla domenica di primavera o autunno, una romantica cena con vista senza la pretenziosità di altri storici ristoranti
veneziani, ma anche il perfetto inizio di una serata all’insegna della mondanità prima di trasferirsi a uno dei party in Palazzina G.
– perché l’ho scoperto con i miei più cari amici, tre anni fa, e da allora tornarci insieme è diventata una tradizione da rispettare per lo meno una volta l’anno.
Ecco, forse quest’ultimo è il motivo principale che fa rientrare la Pensione Wildner tra i miei posti del cuore.
Mi sa tanto che questo weekend torno a Venezia per la Biennale di Architettura…
indovinate dove andrò a pranzo???
ì
Pensione Wildner