Lo ammetto, non ce l’ho fatta a rimanere sveglia ieri notte. Due giorni in montagna a base di ore e ore di sport hanno avuto la meglio su qualsiasi muscolo del mio corpo, palpebre incluse. E così anche quest’anno mi sono persa il brivido della notte degli Oscar. Quasi vergognoso per una patita cinefila come me, che è capace di passare anche sette sere di seguito al cinema e non si è persa quasi nessuno dei film in nomination.
Certo mi sono addormentata tra i live tweet di Vanity Fair e Perez Hilton e risvegliata con un’invasione di commenti sulla vittoria di Sorrentino, ma anche l’occhio vuole la sua parte.
E così eccomi qui: divano, gelato e quella piacevole spossatezza post bikram del lunedì sera, davanti alla replica su Cielo.
E bisogna dire che la cerimonia degli Academy Awards è sempre emozionante.
C’è l’appagamento estetico di fronte alla perfezione delle donne stupende (con abiti e gioielli altrettanto favolosi) che affollano il Kodak Theatre, che ok l’autostima di qualsiasi spettatrice crolla immediatamente in picchiata, ma questo è un dettaglio trascurabile.
Davanti alle tante Cate, Jennifer, Angelina, Penelope, Charlize, Sandra, Anne c’è solo da rimanere a bocca aperta. E provare un po’ di sana invidia, quello sì.
E poi c’è la commozione davanti a Lupita che sale piangendo a ritirare la sua statuetta da migliore attrice non protagonista ( e c’è da dire che tra tutte è lei a vincere lo scettro della meglio vestita della serata, con il suo capolavoro Prada celeste pallido. No doubts.).
Ma, avendo visto quasi tutti i film in lizza, un sorriso di approvazione scatta per ciascun vincitore: perchè un po’ amo Jared con il suo tuxedo bianco e i chili ritrovati dopo la sensazionale interpretazione di Rayon. E anche Matthew-Ron ovviamente. Oscar come migliore attore non protagonista e migliore attore meritatissimi.
E Leo?? Lui, certo, resta il mio primo amore, ma che se ne faccia una ragione: l’Academy la statuetta non gliela darà mai. Buon per noi: così ci sforna un’interpretazione da Oscar ogni anno.
E che dire poi di Cate, con il suo Armani nude da sogno e la statuetta da migliore attrice che già le avevo attribuito a partire dalla prima scena di Blue Jasmine.
Orgoglio poi per la vittoria di Sorrentino come miglior film straniero: non solo perchè è italiano, ma perchè a me “La Grande Bellezza” è davvero piaciuto.
E geniale infine Ellen De Generes, con i suoi monologhi, le frecciatine taglienti agli ospiti e la distribuzione di pizza al trancio a Brad e Julia, per smorzare la solennità del momento.
Insomma, saranno anche un’americanata gli Oscar, ma a me le americanate piacciono. Soprattutto quando hanno a che fare con la mia grande passione per il cinema e il mio innato jamore per tutto ció che è bello, lussuoso e mondano.
Ecco, ora peró meglio accantonare il sogno di venire anch’io un giorno invitata all’after party di Vanity Fair con un capetto Armani addosso e qualche chilo di diamanti al collo. Meglio darsi un proposito di breve termine più realistico e utile: domani sera si va a vedere “12 anni schiavo”. Inammissibile non avere ancora un’opinione sul vincitore come miglior film.