Ecco, ho traslocato definitivamente a Firenze, ho spostato anche la residenza, sono ufficialmente fiorentina a tutti gli effetti.
Ma se da un lato sto lentamente scoprendo la mia nuova città, dall’altro mi manca casa. E per casa non intendo Padova (sì, ci sono cresciuta; sì, c’è la mia famiglia; sì, sono contenta di tornarci ogni tanto…ma diciamo che la nostalgia non è un sentimento che lego a questa città), bensì Milano.
La Milano grigia, nebbiosa, che ha tutto da invidiare – esteticamente parlando- a Firenze? Sì, proprio lei: la MIA Milano, quella che ho vissuto per undici anni, dove mi muovo in macchina ad occhi chiusi, dove ho ricordi associati ad ogni singolo angolo, dove ho il mio sushi preferito, la mia estetista e il mio parrucchiere di fiducia, i miei posticini del cuore.
E quasi non mi pareva vero essere di nuovo a Milano il weekend scorso, dopo sei settimane di lontananza (mai più, d’ora si torna su almeno una volta al mese!) e tornare alle care vecchie buone abitudini:
– il più che classico sushi da Nami, che tanto snobbavo ultimamente, presa dalla smania di provare nuovo locali, e che questo giro ho richiesto espressamente come location della nostra cena tra “ragazze” del venerdì sera;
– l’healthy lunch al Juice Bar, il centrifugato di frutta e l’insalatona componibile in cui far abbondare quinoa e semi di chia (nel rigido rispetto dell’ultima sfida detox che sto intraprendendo…di questo ve ne parlerò presto), i racconti post vacanze delle amiche (quelle che si sono spinte in India e hanno rischiato di rimanerci, causa passaporto perso a Mumbai – e conseguenti infinite trafile burocratiche-, vanno per la maggiore: a confronto le mie disavventure cubane quasi scompaiono);
– l’aperitivo/cena/dopo cena al Rita & Cocktail tra un Virgin Zen analcolico con pinzimonio e un polipetto alla griglia (fondamentale qui non farsi abbagliare esclusivamente dai cocktail stupendi, la cucina è decisamente da provare e riprovare!);
– i 30 anni della tua migliore amica da festeggiare davanti a una fenomenale meringata della pasticceria Scariggi (per l’occasione sono riuscita perfino a sfoggiare l’improbabile bolerino fucsia di Blumarine preso all’ultimo swap party…cosa non si fa per rinnegare la vecchiaia che avanza…)
– il brunch della domenica al Deus Cafe, dove però ci terrei a puntualizzare che, mentre tutti azzannano soddisfatti i loro mega burger, io ogni volta mi becco la sòla di turno: e una volta l’insalata di pollo tristissima, che quella dell’autogrill era più allegra da vedere, e un’altra volta l’intossicazione alimentare dopo il piatto vegetariano…questo giro ordino un veggie burger, ne avevo proprio voglia, mi arriva un piatto enorme, scarto il pane (che, ahimè, non posso proprio mangiare), alzo uno strato di verdure alla griglia, un altro strato di verdure alla griglia e…il nulla sotto (ma il veggie burger?!? Se lo sono dimenticato?!)…amen, mi rifarò con il cheesecake, dico io...peccato che sia già finito…amen di nuovo, ordino yogurt e macedonia (sul fatto che mi siamo arrivate una ciotolina minuscola di yogurt e una con solo ribes, more, fragole, mirtilli – che a casa mia sono frutti rossi, non macedonia – sorvoliamo…)
– la merenda con tisana depurativa da California Bakery, che tra una chiacchiera e l’altra sui prossimi viaggi e weekend da organizzare, diventa una early dinner con tanto di veggie burger (e qui, grazie al cielo, il veggie burger era veramente tale…sventato in extremis il pericolo di dover andare a comprarmi una confezione Sojasun per placare la voglia che mi era rimasta ancora dal brunch)
– e poi lo shopping in corso Vittorio Emanuele e in Montenapoleone il sabato e la domenica pomeriggio (che il bagno di folla, con annesso attacco di agorafobia, sono sufficienti a placare qualsiasi attacco di shopping compulsivo), un ritocchino al Brow Bar di Benefit da Sephora, mani e piedi dalle cinesine di fiducia (questo resta un indirizzo segreto che non posso ancora svelarvi) e la colazione tardi la domenica mattina con le meringhe fatte in casa, con l’amica di sempre, a guardare le foto di 10 anni fa (e anche, abbiamo constatato felicemente, 10 chili in più fa: il passare del tempo se non altro qualcosa di buono l’ha fatto!).
Ecco, questo è fondamentalmente quello che mi fa amare Milano.
Perché sì, resto sempre globe trotter, voglio vedere e scoprire nuovi posti, vivere nuove esperienze nella mia nuova città, ma alla fine di ogni viaggio non c’è nulla di meglio che tornare a casa propria.
E la mia per ora resta Milano. Home sweet home.