Nell’ attesa della notte degli Oscar della prossima domenica 28 febbraio, oltre ai vari film candidati alla Statuetta da vedere al cinema, ce n’è uno italiano, italianissimo che potrebbe rischiare di passare inosservato.
Sto parlando di Lo chiamavano Jeeg Robot, in uscita nelle sale cinematografiche proprio oggi, giovedì 26 febbraio. Alla regia Gabriele Mainetti, giovane regista emergente romano, sullo schermo Claudio Santamaria e Luca Marinelli, tra gli altri.
L’altra sera ho avuto la fortuna di vederlo in anteprima. Ma devo svelarvi che il mio legame con questo film è iniziato ben prima.
La prima volta che ne ho sentito parlare ero su un pulmino di Avventure nel Mondo, nella gelida notte del Marocco. Appena arrivati, in viaggio verso l’hotel, la coordinatrice si presenta e ci racconta che viene da Roma, dove durante la settimana lavora ta l’altro ad un film con Santamaria (!!! un nome già di per sé sufficiente a destare la mia attenzione anche dopo ore e ore di trasferte!!).
Sono passati due anni da quella sera e di tutti i retroscena delle riprese di questo film non me ne sono persa nemmeno uno, fino alla presentazione ufficiale al Festival del Cinema di Roma, lo scorso autunno.
Film accolto con entusiasmo dalla critica, paragonato da più voci a Romanzo Criminale, osannata la bravura di Santamaria e di Marinelli.
Chissà come avevo una certa curiosità verso la première di martedì scorso.
E, lo ammetto, da titolo e trailer non avrei mai potuto pensare che un film del genere potesse piacermi.
Io sono una più da Danish Girl o Caso Spotlight, o, se proprio ho voglia di farmi qualche risata, Zoolander o Tiramisù.
Ma sì, avete capito bene, mi è piaciuto. E molto anche.
Nonostante alcuni momenti splatterissimi, nonostante di criminalità o supereroi non sia una grande appassionata.
Questo film io l’ho adorato.
A partire dalla straordinaria interpretazione di un Claudio Santamaria appesantito e trasandato, ma eroico a dir poco, e di un Luca Marinelli più cattivo e fuori di testa che mai. Applausi anche per Ilenia Pastorelli (alzi la mano chi se la ricorda dal Grande Fratello?), qui perfetta nella parte della “matta col botto”, squilibrata e disadattata.
Ci sono le sparatorie, i morti, le rapine, ma c’è anche la storia d’amore, l’eroe buono, il lieto fine (con morale annessa).
Impossibile annoiarsi e trovare la storia lenta o noiosa.
E poi non è necessario essere un esperto di cinematografia per capire che quello di Lo chiamavano Jeeg Robot è un trionfo di puro cinema, di scrittura, recitazione, inquadrature che parlano da sole, trovate ironiche e invenzioni visive.
Non sarà candidato all’ Oscar, ma sono sicura che almeno in Italia ne sentiremo parlare a lungo.
E poi, ripeto, c’è Santamaria.
Motivo già di per sé validissimo per trovare tempo nei prossimi giorni per andare a vederlo.
Che poi a me anche senza i poteri del supereroe, ma con il golfino da nonno che aveva alla prima di Firenze, lui andrebbe bene lo stesso. Spiegateglielo, va’. 🙂