Milano. Quanto mi manca (ormai lo sanno anche i muri, eh).
Era tanto che non tornavo e il weekend scorso è stato una full immersion di milanesità al 100%, tra amici storici e vecchie abitudini, ma anche nuove scoperte gourmet (di Gong, Kitchen Society e Potafiori vi parlo presto,prestissimo, promesso…intanto memorizzate questi nomi…) e culturali. Si perché al Mudec, il Museo delle Culture in via Tortona, non ero ancora stata.
Ma potevo non dirigermici subito al richiamo della mostra “Barbie The Icon”??
E così la mia domenica con le amiche, dopo un rituale brunch da God Save The Food in via Tortona (un must di ogni weekend milanese che si rispetti!), si è svolta proprio qui.
Obiettivo principale, non lo nego, ripercorrere la storia di Barbie Millicent Roberts dalla sua prima comparsa nel 1959 ai modelli iconici delle ultime decadi (e lo sapete vero che mi sento particolarmente vecchia a vedere alcuni modelli con cui giocavo io esposti tra i pezzi cult degli anni Ottanta e Novanta???). Barbie in tutte le sue professioni, Barbie di tutte le nazionalità, Barbie vestita da tutti i migliori stilisti contemporanei, Barbie protagonista di tutti i più celebri film del ventesimo secolo (perfino Barbie Mary Poppins!!)
E poi ditemi come non si fa a non a definirla la vera Icona dell’era contemporanea???
E soprattutto come si fa a non amarla???
In particolare se, come la sottoscritta Barbie gigante, i ricordi legati a lei coprono tutta la propria infanzia (e forse anche un po’ di adolescenza, non lo nego): i vestiti cuciti con la mia piccola macchina Singer sotto la supervisione della nonna, le Barbie tutte eleganti messe in fila per vedere Sanremo nelle sere di febbraio (sì, l’ho fatto.), la Barbie Rollerblade arrivata in anteprima da New York, la Barbie Olandesina direttamente da Amsterdam e quella con gonnellino hawaiano da Honolulu, la Rossella O’Hara da collezione, la villona bianca e rosa regalo di un compleanno e teatro di mille mila storie, le avventure inscenate con le Tartarughe Ninja del mio little bro, il camper, la tenda del campeggio, la jeep per il safari….nell’istante stesso in cui ho messo piede nella prima sala espositiva si è aperto un vaso di Pandora di ricordi davvero difficile da esaurirsi!
Ma la sottoscritta nel frattempo è cresciuta, sviluppando anche un certo amore per l’arte.
Inevitabile, quindi, il doppio biglietto, per visitare, oltre a Barbie – The Icon, anche la mostra Gauiguin– Racconti dal Paradiso.
Più di 70 opere, la maggior parte provenienti dalla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen che spaziano dall’arte popolare della Bretagna francese all’arte dell’antico Egitto, da quella peruviana delle culture Inca passando per la cambogiana e la javanese, fino alla vita e alla cultura della Polinesia.
Perché guai a pensare che Gauguin voglia dire solo ritratti colorati di donne polinesiane.
Ce ne sono, sì, ma non solo. Anzi, l’obiettivo dell’esposizione è proprio quello di mostrare come la ricerca del “primitivo” sia stata il filo conduttore di tutte le opere dell’artista: quadri, ma anche manufatti, personaggi polinesiani ma anche paesaggi occidentali.
Complimenti al curatore, perché l’idea passa davvero molto bene attraverso le cinque sezioni in cui è strutturato il percorso di scoperta nell’immaginario di Gauguin: dopo l’introduzione all’interno del contesto storico e culturale francese ed Europeo di fine Ottocento, Le visioni di Gauguin e il concetto di primitivo che ripercorre il lavoro di Gauguin illustrando l’ossessione dell’artista per l’arte e la cultura primitiva, I viaggi di Gauguin, reali e immaginari, che vede esposti alcuni lavori chiave, realizzati durante i viaggi in Bretagna, Danimarca, a Parigi e ad Arles (e inutile dire il mio personale apprezzamento nel ritrovarmi Filippo Timi in video a raccontare alcuni momenti chiave della vita dell’artista), I dipinti di Gauguin: tecnica e visione, che pone una lente di ingrandimento sulle due opere Veliero alla luce della luna e Donne tahitiane sdraiate e, infine, Il primitivo come credo artistico, che esplora l’intersezione tra mito, fantasia, sogno e realtà nelle opere, ponendo l’accento sui temi chiave che ricorrono nella sua arte in diversi periodi, stili e luoghi.
E così capita che oltre a rispolverare la propria cultura su Barbie in una domenica pomeriggio milanese si scopra anche che una delle opere più belle di Gauguin è un vascello nel mare in tempesta. Che con le donne polinesiane avrebbe proprio poco poco a che fare. L’avreste mai detto???
Ah, quanto a look, domenica mi sentivo decisamente in quella mia fase “teenager-hipster” che spesso faccio emergere nei weekend: boyfriend jeans, felpona oversize, berretto burgungy rigorosamente sempre in testa, le mie inseparabili Adidas Superstar e l’ancora più inseparabile borsa Buti burgundy (ok teen,ma sempre e comunque fondamentale l’abbinamento colori eh!). Sarà che forse volevo marcare meno la differenza tra me e le altre visitatrici della mostra,tutte rigorosamente sotto il metro e venti???
Ecco, questa è stata la mia domenica milanese.
Ed ora un altro weekend è di nuovo alle porte (weekend lungo tra l’altro, finalmente…!).
Resterete a Milano? Se sì, un pomeriggio al Mudec non posso che consigliarvelo.
Wearing
Sweather Mango
Boyfriend Jeans Primark
Sneakers Superstar by Adidas Originals
Hat H&M
Bag Buti Bags
Mudec – Museo delle Culture
Via Tortona, 56, 20144 Milano Tel.02 54917 |
- Barbie- The Icon (fino al 18 marzo 2016)
- Gauguin – Racconti dal Paradiso
– lunedì: 14.30-19.30
– martedì / mercoledì /venerdì / domenica: 09.30-19.30
– giovedì/sabato: 9.30-22.30