Dopo le ultime tappe di Italia Keeps On Travelling in Campania, sono tornata in Toscana per inaugurare l’autunno italiano con un’esperienza decisamente a tema: la Truffle Experience organizzata di Savini Tartufi nella sua sede di Forcoli, località strategica tra Pisa, Firenze e Siena, dove si trovano diverse tipologie di tartufo che variano durante l’anno e dove si è creato, quattro generazioni fa, il legame ormai indissolubile tra questa famiglia e i tartufi.
La storia di Savini Tartufi è infatti la storia di una famiglia che tramanda di padre in figlio la passione per il Tartufo da ben quattro generazioni.
È stato proprio Cristiano Savini a raccontarci in prima persona come è iniziato tutto nel 1920, quando il bisnonno Zelindo, allora guardiacaccia della Tenuta di Villa Saletta nei pressi di Palaia, iniziò a portare panieri di tartufi trovati nel bosco per arricchire i banchetti dedicati agli ospiti della tenuta. C’era chi li prendeva a morsi, chi se li metteva in borsa, ma nessuno che ne disdegnasse il sapore. Fu così che presto Zelindo divenne il punto di riferimento per tutti gli amanti del tartufo ed iniziò a creare un piccolo business affiancando al mestiere di cavatore, quello di commerciante.
Insieme a questa, tante sono le curiosità che Cristiano ci ha raccontato al Savini Museum, prima di addentrarci tra i boschi.
Una fra tutte?
Prima di allora il tartufo si dava da mangiare ai maiali, altro che cibo raffinato e pregiato. Anzi, i tartufai erano visti come dei cacciatori mancati, il loro un hobby un po’ “sfigato”. In fondo come poteva essere visto il riporre il fucile per afferrare un vanghino e farsi accompagnare tra i boschi da un amico quadrupede scodinzolante?
Fortunatamente Zelindo ci aveva visto lungo, altrimenti non avremmo mai potuto vivere la nostra indimenticabile Truffle Experience.
Arrivo quindi a raccontarvi del nostro arrivo in Jeep nel bosco, quello stesso bosco dove Zelindo trovò il primo tartufo decenni e decenni fa.
Protagonista assoluto qui è stato Fiuto, il nostro amico a quattro zampe, alla sua prima stagione di tartufo bianco.
Luca, tartufaio tanto simpatico quanto competente, ci ha infatti raccontato come sia fondamentale lasciare al cane guidare la caccia al tartufo, senza pressioni, ma ricordandogli ogni tanto il motivo per cui è meglio se fa bene il suo lavoro e trova un tartufo sottoterra: i croccantini di ricompensa che gli vengono mostrati prima di partire e ogni tanto anche lungo il percorso. E appositamente non viene fatto mangiare la mattina, in modo da essere più motivato nella ricerca.
Non abbiamo fatto altro che seguire Fiuto, quindi, mentre Luca ci faceva entrare sempre più in questo affascinante mondo raccontandoci, ad esempio, che la caccia al tartufo è autorizzata da mezz’ora prima dell’alba a mezz’ora dopo il tramonto (ma solitamente si preferisce andare al mattino, quando gli odori sono più forti – e lo stomaco vuoto aiuta a fare pressione) e che i cinghiali sono il primo vero competitor di Savini.
Gli stessi cinghiali che si abbeverano alle fontanelle dove Zelindo era solito fare una pausa per ricaricarsi di energia con pane, miele e qualche briciola di tartufo che aveva in tasca (da qui è nato il miele al tartufo, ma questa è un’altra storia, per cui dovrete attendere un paio di paragrafi).
Tra un aneddoto e l’altro abbiamo lasciato Fiuto a fare il suo dovere e la mattinata si è tradotta in un bottino di due tartufi. Tanta terra sulle scarpe. E tanta bellezza negli occhi.
La degna conclusione della nostra mattinata all’insegna del tartufo? Il pranzo nella suggestiva location di Cumuli, dove abbiamo assaggiato alcune delle più classiche ricette di famiglia.
Protagonista, ça va sans dire, il tartufo.
Cristiano stesso ci ha spiegato che “il tartufo è permaloso” e non bisogna che lo chef entri in competizione.
È così che riescono piatti superbi come il Tagliolino con crema di Parmigiano Reggiano o l’Uovo al Tegamino.
La perfetta conclusione? Il bocconcino gelato Dai Dai (lo sapevate che è anche questo toscano, originario di Castiglioncello?) con miele al tartufo, che ha permesso a Cristiano di raccontarci meglio la storia delle merende di nonno Zelindo a base di pane, miele e tartufo.
È proprio raccontando questa storia a Gualtiero Marchesi nel 1981 che Luciano Savini, padre di Cristiano, ha avuto l’idea di provare a creare qualcosa a cui nessuno al tempo aveva ancora pensato: il miele al tartufo. Tuttora uno dei best seller di Savini Tartufi.
Vi è già venuta l’acquolina in bocca? Sul sito sono in vendita i kit di ingredienti per replicare il Tagliolino e tanti altri piatti “must”, video ricette annesse.
Se invece è nata in voi ancora più curiosità di saperne di più di tartufi, vi dedico il prossimo paragrafo.
Tra una portata e l’altra, infatti, Cristiano ci ha raccontato che esistono sei diverse varietà di tartufo, legate a diversi periodi dell’anno: si va dal tartufo nero pregiato al tartufo nero uncinato, dal tartufo bianchetto al tartufo nero scorzone estivo al tartufo marzuolo, per arrivare al tartufo bianco per eccellenza, ovvero il “Tuber Magnatum Pico”.
È da abbandonare, quindi, l’idea fin troppo diffusa che il tartufo si trovi solo in ottobre e novembre. Un tema, quello della DESTAGIONALIZZAZIONE, che mi è molto caro (come si legge dai contributi che condividiamo sulla nostra pagina Instagram). E il fatto che la famiglia Savini stia cercando di rompere questo stereotipo, sdoganando il tartufo tutto l’anno, non può che farmi sentire ancora più in sintonia con questa realtà.
Tante altre sono le curiosità sul mondo dei tartufi apprese durante la nostra Truffle Experience.
Lo sapevate, ad esempio, che un tartufo nero dura in media 4 settimane (in frigorifero, in un contenitore ermetico, avvolto in un tovagliolino di carta, da cambiare ogni giorno), mentre quello bianco solo 2?
E che nel 2007 la famiglia Savini ha trovato un tartufo bianco gigante da 1,497 kg, entrato nel Guinness dei primati per il tartufo più grande e per il prezzo più alto mai pagato, 330.000 dollari?
Io sicuramente sono arrivata a Forcoli la mattina ignoranti al 100% in tema tartufi e me ne sono ripartita con già la voglia di saperne di più. E di assaggiare nuovamente un tagliolino al tartufo il prima possibile.
Desiderio soddisfatto dopo pochi giorni a Milano, dove Savini Tartufi ha aperto da alcuni anni Tartufotto, bistrot in via Cusani dove è possibile entrare nel mondo Savini Tartufi con un aperitivo, pranzo o cena a tema tartufo oppure anche acquistare i prodotti Savini Tartufi. Miele incluso, inutile dirlo.
Io ve lo consiglio assolutamente per un primo assaggio di quella che poi potrebbe essere l’esperienza che vi aspetta in Toscana.
Lo stesso vale per il Truffle Bar aperto presso il Mercato Centrale di Firenze, Torino, Roma e Milano, format smart e veloce che permette di far conoscere e apprezzare il tartufo in location e città diverse, dove per tutto l’anno ricette tradizionali e innovative possano esaltare le innumerevoli caratteristiche di questo grande ingrediente.
Indubbiamente però la Truffle Experience vera e propria merita una gita a Forcoli. Sul sito trovate tutte le informazioni per organizzarla, sia nella versione “Alla scoperta del Tartufo”, simile a quella vissuta da noi, con partenza solitamente alle 10 di mattina e organizzabile per gruppi da 2 a 40 persone, sia in quella “A tutto tartufo”, che unisce al programma appena descritto anche un corso di cucina basato su piatti al tartufo. Nulla vieta, infine, di organizzare anche una singola degustazione dei prodotti Savini Tartufi senza passare per il bosco: dal pranzo alla cena, passando per la merenda, quest’occasione può essere creata appositamente, in base alle esigenze dei partecipanti.
L’ultimo, ultimissimo consiglio, prima di partire verso la prossima destinazione: se optate per un intero weekend in zona, suggerisco di dormire nel nuovo hotel di tendenza appena aperto a Firenze: il 25 Hours Hotel. Posizione strategica a 7 minuti a piedi dalla stazione di Santa Maria Novella, recupero architettonico del vecchio monastero di San Paolino, interior design curato da Paola Navone e un fil rouge di ispirazione legato alla Divina Commedia di Dante. Io mi sono ritrovata nella camera Elio, in pieno Paradiso, tra lampadine con le ali e angioletti sul tappeto. E un Life Is Good ben impresso sulla parete della doccia. A ricordarmi che sì, la vita è bella. Soprattutto quanto si vive in Italia e in ogni angolo si possono scoprire realtà nuove e affascinanti.
#italiakeepsontravelling