Metti un sabato mattina di pioggia torrenziale e tre amiche che, armate di Hunter e ombrello, decidono di sfidare le intemperie per un pranzo insieme.
Quale occasione migliore per fare scouting di ristoranti in Zona Naviglio, dove ultimamente i nuovi locali sbocciano come fiori a primavera (ecco, non questa primavera, mi sembra evidente)?
Ieri è stato il turno di 28 posti, brand new opening che ha aperto le sue porte solo la settimana scorsa, in simultanea con il Fuorisalone, ma che già si è meritato diversi editoriali. Valeva effettivamente la pena di provarlo!
Location
Nascosto nella tranquilla via Corsico, a pochi passi dalla frenesia del Naviglio Grande, questo locale colpisce subito per l’arredo di design minimale ma caldo e accogliente, con i tavoli di legno semplice, alcune pareti con mattoni a vista e altre in pietra grezza.
Un risultato finale davvero piacevole, che impressiona ancora di più una volta che se ne conosce la provenienza: tutti i lavori edili, infatti, sono stati svolti dai detenuti del carcere di Bollate, grazie al supporto dell’Associazione Liveinslums ONG, partner del progetto, che ha avviato all’interno del carcere un laboratorio di falegnameria e costruzione degli arredi.
L’impegno sociale come segno distintivo della filosofia del ristorante non si esaurisce qui: alle pareti le immagini sul terrirorio calabrese del fotografo Filippo Romano e ad illuminare la sala le lampade di Alvaro Catalan, realizzate dagli indigeni di Bogotà, nell’ambito di un progetto di recupero che prevede il riuso di bottiglie di plastica associate a tecniche tessili locali.
Cibo
In cucina, visibile a vista all’ingresso del locale, la chef calabrese Caterina Malerba, che punta tutto sulla qualità degli ingredienti, la ricercatezza dei prodotti e la curiosità per le nuove tecniche.
A fare da teasing del livello culinario delle portate principali, l’attesa è stata accompagnata da un continuo andirivieni di odiatissimi carboidrati, camuffati però sotto le vesti tentatrici di trecce calde alle olive e grissini al nero di seppia: lo ammetto, anche la sottoscritta, paladina n.1 del “No carbs” non ha saputo resistervi!
Un’anticipazione più che confermata dalle portate principali: “Filetto di triglia con ricotta di pecora, buccia di limone, spinaci croccanti, pomodori secchi, salsa alla curcuma e granita di mela smith”, “Il tonno visto in 3 modi” (tartare con spaghetti di seppie, tataki, ratatouille con cipolla rossa), “Polipo alla griglia con caponata di verdure”, “Scomposizione di un cannolo siciliano”.
Bellissimi da vedere, buonissimi da mangiare.
Degno di nota anche il servizio di piatti, uno diverso dall’altro, con cui vengono serviti secondi, dolce e perfino il caffè.
Una chicca: il bricco a forma di cartone del latte in porcellana bianca e la zuccheriera fatta a scatoletta di acciughe. Entrambi di Seletti. Entrambi nella mia wishlist (per quando finalmente avrò una casa come si deve).
Noi ci siamo fermate a un piatto principale e un dessert, ma per i palati più esigenti sono possibili anche vari percorsi degustazione (dai 45€ ai 60€). Alternativa in versione giovane ed economica: il menu under 30 (un antipasto, un primo, un secondo e un dessert a 35€).